1902- 1975 pittore, scrittore, medico
Ho conosciuto Carlo Levi a Chicago nel 1947 quando venne negli Stati Uniti in occasione della prima edizione in lingua inglese del suo libro “CRISTO SI È FERMATO A EBOLI”. A quell’epoca avevo sedici anni e studiavo all’Art Institute di Chicago. Nel 1945 mio padre, diplomatico, ebbe l’incarico di riaprire il Consolato Generale d’Italia a Chicago, in seguito alla riapertura della nostra Ambasciata a Washington. Fu possibile così riallacciare i rapporti con gli Stati uniti, interrotti durante la guerra.
Gli italiani che potevano farlo, politici o intellettuali, venivano negli Stati Uniti per riaffacciarsi al mondo. Carlo Levi, pittore, scrittore, filosofo e medico, confinato dal regime fascista nella remota Lucania all’epoca della guerra d’Etiopia, nel suo libro “CRISTO SI È FERMATO A EBOLI”, ha saputo scrivere su quel mondo contadino avendo vissuto tale memorabile esperienza. Il suo lavoro fu subito capito, la sua pittura forte, incisiva, mi era piaciuta e in quella occasione, nel ’47, gli avevo mostrato i miei lavori. Mi incoraggiò molto sulla necessità di dover esprimere tutte le mie sensazioni. Adolescente quale ero, fui profondamente colpita dalle parole di Carlo Levi e ripenso alle sue descrizioni della Lucania: “Nessun messaggio né umano né divino ha potuto raggiungere la profonda povertà di quel mondo, né i Greci né i Romani ci arrivarono mai …”




